Milano, 24 feb. (askanews) – Pubblicità, partecipazione democratica, trasparenza dei processi decisionali: il progetto di legge sulla regolamentazione delle lobby – già votato alla Camera e in attesa di essere esaminato al Senato – vuole dare forza e senso concreto a questi tre valori da intendere sempre sottesi nei rapporti tra portatori di interessi e soggetti pubblici, decisori o legislatori.
“L’importanza di questa legge è duplice – dice Silvia Fregolent, prima firmataria del progetto di legge sulla regolamentazione delle lobby – Il primo punto è “la trasparenza”: è un valore fondamentale da garantire ai cittadini che poi in cabina elettorale devono scegliere un partito che li rappresenta. Quindi far capire come le leggi vengono formate, quali sono i rappresentanti di interessi che vengono ascoltati dalla varie forze politiche è un elemento di trasparenza necessario.
In secondo luogo questa legge è importante perché da quando è stato introdotto il reato di ‘traffico di influenze’ è importante capire come vengono prese le decisioni e quali sono i soggetti che si sono accreditati per dare un contributo fattivo alla scelta finale in modo che poi non ci siano malintesi che possano determinae azioni penali anche importanti”.
Le novità previste dal progetto di legge – frutto dell’incrocio di tre proposte- sono state oggetto di un incontro organizzato dall’International Corporate Communication HUB che ha visto la partecipazione – oltre che dell’onorevole Fregolent – di numerosi esponenti del mondo della corporate communication.
Unanime l’apprezzamento per l’iniziativa legislativa in sé che consentirà al nostro Paese di allinearsi alle discipline analoghe a livello europeo, ma diverse anche le segnalazioni da parte dei professionisti di miglioramenti auspicabili, in particolare sull’opportunità di riequilibrare il rapporto tra soggetti pubblici e portatori di interessi relativamente a obblighi e diritti. “Sicuramente è un passo avanti verso la trasparenza, però ricordiamo che a livello europeo il registro è stato rivisto in una logica co-decisionale – spiega Patrizia Rutigliano, executive vice president Institutional Affairs, ESG, Communication & Marketing di Snam – Segnalo questo, perché quello che manca al progetto italiano è un meccanismo di reciprocità. Sembrano esserci troppi doveri per i portatori di interesse e pochi diritti, mentre la logica della trasparenza vale da entrambe le parti. Vale per chi rappresenta gli interessi delle proprie imprese, vale per chi rappresenta le istituzioni. Il diritto dovrebbe sancire una più equanime gestione dei dossier”.
Tra le voci dei professionisti anche quelle che evidenziano nel progetto di legge una sorta di pregiudizio nei confronti di chi rappresenta i portatori di interessi. “C’è una visione un po’ eccessivamente distorta sul ruolo di chi fa ‘lobby’ e che viene raccontato sempre in modo negativo – dice Massimo Bruno, chief Corporate affairs officer del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane – Per noi è molto complicato: se c’è questo tipo di approccio, confrontarsi con la parte politica in modo serio e costruttivo diventa molto difficile. Per il contesto italiano dove non esisteva alcuna norma sulle attività lobbistiche e all’improvviso si introducono sistemi di controllo così stringenti diventa molto complicato: poteva essere fatto in modo più graduale”.
Il tema solleva dibattito con posizioni articolate anche su altri aspetti, come l’esclusione dall’obbligo di iscriversi al registro dei portatori di interesse prevista per i sindacati sia datoriali sia dei lavoratori, o sul periodo di inibizione dalle attività di lobby per di ex esponenti di governo.
In ogni caso anche solo l’approvazione alla Camera del disegno di legge va considerato come un atto di importanza rilevante: nel corso degli anni sono state infatti ben 96 le proposte di legge sulle lobby rimaste poi lettera morta.
Articolo pubblicato su ILSOLE24ORE.IT
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